giovedì 11 settembre 2014

Risposta a Buccelli

“Restiamo umani”. Questo motto, semplice e immenso, sottolinea un fatto fondamentale che l’indifferenza cinica e l’egoismo del nostro tempo tentano di cancellare, e cioè l’importanza di essere solidali con gli altri esseri umani. Il motto, diventato famoso in tutto il mondo nella sua versione inglese “Stay human”, è stato coniato da Vittorio Arrigoni, un attivista e pacifista italiano, promotore degli ideali della pace, della non violenza, della legalità e del dialogo interculturale, assassinato a Gaza nel 2011 all’età di 36 anni.
Vittorio è uno di quei personaggi che ci rende orgogliosi di essere italiani, a differenza di molti altri che purtroppo ci hanno reso lo zimbello dell’opinione pubblica mondiale, sdoganando l’immagine negativa dell’italietta succube, codarda e profittatrice. Fin dall’età di 20 anni Vittorio gira tutto il mondo: Africa, Libano, Europa dell’est, Medio Oriente, collaborando a progetti di solidarietà concreta per aiutare gli ultimi e i dimenticati. Nel 2008 arriva in Palestina dove solidarizza con il popolo palestinese difendendolo sia come attivista del ISM (International Solidarity Movement), sia col suo lavoro di reporter free lance durante l’aggressione militare denominata “Piombo fuso” da parte dell’esercito israeliano contro la popolazione civile di Gaza, unico testimone occidentale nella Striscia, tanto che il suo sito web divenne in quei giorni il più visitato in Italia, superando perfino quello di Beppe Grillo.

Proprio la sua testimonianza scomoda in difesa dei palestinesi e della Verità lo fece inserire a sua insaputa nella lista nera delle persone sgradite ad Israele e lo fece oggetto di esplicite minacce di morte da parte di un sito web vicino all’estrema destra filo-israeliana, che si concretizzarono purtroppo il 15 aprile del 2011. Perché Vittorio Arrigoni fece tutto questo? Un ragazzo italiano figlio di imprenditori brianzoli, che poteva avere praticamente tutto quello che voleva nella vita, perché decise di aiutare a rischio della sua stessa vita degli esseri umani vittime di violenze e atrocità, distanti geograficamente e culturalmente anni luce da lui?

Noi del Movimento 5 Stelle pensiamo di conoscere la risposta: di fronte a queste e a tutte le altre ingiustizie del mondo non si può e non si deve restare indifferenti né sentirsi frustrati e impotenti, perché rimanere immobili in silenzio significa essere complici, mentre mobilitarsi e dare forma concreta alla nostra legittima indignazione significa non far morire nel silenzio la nostra umanità. Iniziare a riflettere e a sensibilizzarci sulla tragedia palestinese e nello stesso tempo agire concretamente ad esempio con la raccolta farmaci che si sta promuovendo per Gaza in questi giorni ad Osimo, non significa fregarsene di quelle di casa nostra.
Esattamente al contrario, significa riconoscere il valore universale della solidarietà e la necessità di applicarla in tutti i campi del nostro vivere quotidiano, per recuperare quel senso di comunità e di aiuto reciproco anche e soprattutto a livello locale che la società moderna globalizzata e disumana vuole estirpare dalle nostre vite. La mozione sulla Palestina discussa nel Consiglio Comunale del 4 settembre 2014 aveva dunque questo scopo, e – contrariamente a quello che pensa Buccelli – è stato uno dei momenti più alti della vita politica della nostra città. Il più grande messaggio del cristianesimo dice: “ama il tuo prossimo”, non specificandone volutamente né la religione, né il colore della pelle, né la nazionalità, né la distanza geografica. Qualcuno lo spieghi a Buccelli.
da Movimento 5 Stelle Osimo