Il brivido nella schiena che ha preso il rappresentante della
Cna al sentire le enunciazioni del professor Galloni sulla opportunità di
uscire dall’Euro è meno comprensibile della
presa d’atto che dovrebbe realizzare su quante imprese ed artigiani hanno
chiuso dopo l’introduzione della moneta unica. Durante l’iniziativa organizzata
dal M5S l’economista, figlio dell’ex ministro democristiano ed allievo di Federico Caffè, ha ribadito il
suo impianto fondamentalmente Keynesiano che ha il merito di porre, pur da posizioni
moderate, la questione della sovranità monetaria e della irrisibilità di
soluzioni come quelle renziane che, dietro la superficie dell’attacco ai
privilegi ed alla burocrazia, non vanno ad attaccare la crisi con soluzioni
strutturali . Tuttavia non ci convincono neanche le soluzioni prospetta teda Galloni,
sia rispetto alla valutazione generale della crisi che rispetto alla riduzione
di impatto negativo della fuoriuscita che avrebbe il ricorso ad una seconda moneta,
tipo voucher locale. E se è giusta quanto scontata la sua obiezione sulla
decrescita, riguardante il tasso demografico che si dovrebbe abbassare per andare in quella direzione, ciò non basta a
liquidarla come insostenibile, ne a pensare che un rilancio dal lato della domanda
possa garantire nuovamente tassi di crescita, sul livello degli anni precedenti
la finanziarizzazione dell’economia globalizzata e gli alti rendimenti dei
titoli. Alla base c’è una valutazione secondo noi errata delle cause profonde
della crisi, che non vanno ricondotte ad un sottoimpiego dei fattori produttivi
ed al sottoconsumo ma, nell’essenziale,
alla sovrapproduzione assoluta di capitali e di merci; tanto la
finanziarizzazione quanto il darwinismo dei mercati sono una delle forme di
distruzione delle eccedenze. L’altra, storicamente fondata, sta bussando
pericolosamente ai confini dell’Unione Europea con le pressioni atlantiche
verso la Russia.
In generale riteniamo
che non vi siano le condizioni strutturali, specialmente a livello europeo, per
politiche di espansione della domanda e di intervento pubblico indirizzate ad un capitalismo sostenibile; la uscita
dalla moneta unica non sarà indolore (per quanto necessaria) e dovrà
accompagnarsi a misure di socialismo
sostenibile e di formazione di nuove alleanze commerciali e diplomatiche
volte a creare un mercato alternativo all’attuale mercato comune europeo,
specialmente oggi che è indirizzato al trattato di libero scambio con quello
USA. La valutazione di una uscita soft o addirittura concordata dalla Zona euro
non tiene conto, com’è tipico degli economisti, delle questioni politiche e
geopolitiche collegate alla moneta e quanto l’euro sia diventato uno strumento di
dominio, di concentrazione di capitali nel centro -nord Europa e di spoliazione
sistematica dei popoli euro mediterranei. Ne deriva una sottovalutazione degli
effetti sulla bilancia commerciale per quanto attiene, soprattutto, all’approvvigionamento
di energia e materie prime da parte di una moneta svalutata che difficilmente
sarebbe compensata dalla competitività riacquistata sulle esportazioni ; se poi
in tali settori si andasse a compensare i maggiori costi di produzione
scaricandoli sui salari i lavoratori potrebbero trovarsi dalla padella alla
brace. Sarà quindi indispensabile predisporre politiche economiche di piano, a
forte direzione pubblica e costruire parallelamente fronti politici e
commerciali alternativi. Perplessità ci provoca anche la prospettiva della
moneta-voucher che dovrebbe avere corso locale e coesistere con l’euro oggi e
domani con una valuta nazionale svalutata. E’ plausibile immaginare che una
soluzione simile andrebbe a coprire fondamentalmente attività di servizio ma ci
troviamo di fronte da molti anni ad una terziarizzazione dell’economia, come
ben sanno alla Cna, che amplierebbe di molto l’area di questa forma non convenzionale
di pagamento e credito; inoltre perfino per attività di carattere assistenziale,
poniamo la cura degli anziani da Buttari o a domicilio, servono i riscaldamenti
e l’energia non te la danno in conto vaucher, a meno che non lo fai con
qualcuno con cui realizzi scambi convenzionati ad alto contenuto politico e
relativamente scarsa convenienza economica.
Insomma per uscire dalla tempesta euro la rotta non è verso
un nuovo Keynesismo ma verso un nuovo socialismo
Lotta di Unità proletaria