“Restiamo umani”. Questo
motto, semplice e immenso, sottolinea un fatto fondamentale che
l’indifferenza cinica e l’egoismo del nostro tempo tentano di
cancellare, e cioè l’importanza di essere solidali con gli altri esseri
umani. Il motto, diventato famoso in tutto il mondo nella sua versione
inglese “Stay human”, è stato coniato da Vittorio Arrigoni, un attivista
e pacifista italiano, promotore degli ideali della pace, della non
violenza, della legalità e del dialogo interculturale, assassinato a
Gaza nel 2011 all’età di 36 anni.
Vittorio è uno di quei personaggi che ci rende orgogliosi di essere
italiani, a differenza di molti altri che purtroppo ci hanno reso lo
zimbello dell’opinione pubblica mondiale, sdoganando l’immagine negativa
dell’italietta succube, codarda e profittatrice. Fin dall’età di 20
anni Vittorio gira tutto il mondo: Africa, Libano, Europa dell’est,
Medio Oriente, collaborando a progetti di solidarietà concreta per
aiutare gli ultimi e i dimenticati. Nel 2008 arriva in Palestina dove
solidarizza con il popolo palestinese difendendolo sia come attivista
del ISM (International Solidarity Movement), sia col suo lavoro di
reporter free lance durante l’aggressione militare denominata “Piombo
fuso” da parte dell’esercito israeliano contro la popolazione civile di
Gaza, unico testimone occidentale nella Striscia, tanto che il suo sito
web divenne in quei giorni il più visitato in Italia, superando perfino
quello di Beppe Grillo.
Proprio la sua testimonianza scomoda in difesa dei palestinesi e della
Verità lo fece inserire a sua insaputa nella lista nera delle persone
sgradite ad Israele e lo fece oggetto di esplicite minacce di morte da
parte di un sito web vicino all’estrema destra filo-israeliana, che si
concretizzarono purtroppo il 15 aprile del 2011. Perché Vittorio
Arrigoni fece tutto questo? Un ragazzo italiano figlio di imprenditori
brianzoli, che poteva avere praticamente tutto quello che voleva nella
vita, perché decise di aiutare a rischio della sua stessa vita degli
esseri umani vittime di violenze e atrocità, distanti geograficamente e
culturalmente anni luce da lui?
Noi del Movimento 5 Stelle pensiamo di conoscere la risposta: di fronte
a queste e a tutte le altre ingiustizie del mondo non si può e non si
deve restare indifferenti né sentirsi frustrati e impotenti, perché
rimanere immobili in silenzio significa essere complici, mentre
mobilitarsi e dare forma concreta alla nostra legittima indignazione
significa non far morire nel silenzio la nostra umanità. Iniziare a
riflettere e a sensibilizzarci sulla tragedia palestinese e nello stesso
tempo agire concretamente ad esempio con la raccolta farmaci che si sta
promuovendo per Gaza in questi giorni ad Osimo, non significa
fregarsene di quelle di casa nostra.
Esattamente al contrario, significa riconoscere il valore universale
della solidarietà e la necessità di applicarla in tutti i campi del
nostro vivere quotidiano, per recuperare quel senso di comunità e di
aiuto reciproco anche e soprattutto a livello locale che la società
moderna globalizzata e disumana vuole estirpare dalle nostre vite. La
mozione sulla Palestina discussa nel Consiglio Comunale del 4 settembre
2014 aveva dunque questo scopo, e – contrariamente a quello che pensa
Buccelli – è stato uno dei momenti più alti della vita politica della
nostra città. Il più grande messaggio del cristianesimo dice: “ama il
tuo prossimo”, non specificandone volutamente né la religione, né il
colore della pelle, né la nazionalità, né la distanza geografica.
Qualcuno lo spieghi a Buccelli.
da Movimento 5 Stelle Osimo
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