venerdì 27 febbraio 2015

M5S su bando perm i poveri

Il bando per i poveri della giunta è un flop. La soluzione nel reddito di cittadinanza'

Poveri noi, è proprio il caso di dirlo! Il cosiddetto bando di aiuto ai poveri fortemente voluto dal gruppo PD di Osimo che metteva a disposizione la già esigua somma di 20.000 euro è stato un vero e proprio flop. Meglio pochi che niente, direbbe qualcuno, ma il fatto che siano arrivate soltanto 40 domande e che la metà dei fondi stanziati rimarrà inutilizzata deve far riflettere. Il motivo è banale: il bando prevedeva un contributo di 200 euro una tantum alle famiglie di disoccupati e cassa integrati per il rimborso del pagamento di TASI, TARI e/o spese sanitarie eventualmente sostenute nel corso del 2014. Le famiglie che non hanno soldi per la propria sopravvivenza, che spesso non riescono a mettere sulla tavola due pasti al giorno (e a volte neanche uno), cosa ci fanno col rimborso delle tasse?!

La maggior parte di loro non ha ovviamente una casa di proprietà e quindi non pagano la TASI se non per importi esigui, (quand’anche riescano a pagarli). Che razza di ragionamento ha guidato l’Amministrazione Comunale nel fare un bando il cui contributo consiste nel rimborso delle tasse?!  Il contributo doveva essere reale, in denaro o altro!

E’ ovvio quindi che la causa del clamoroso flop di domande sta tutta qui, e non nell’alibi delle lunghe attese ai CAF per compilare il nuovo modello ISEE. Il Movimento 5 Stelle chiede serietà nell’affrontare questioni estremamente delicate che riguardano le fasce di cittadini più deboli. A livello nazionale il PD sta osteggiando in tutti i modi il reddito di cittadinanza proposto dal M5S, appoggiato anche dall’associazione Libera di Don Ciotti, per rendere illegale la povertà e strappare milioni di cittadini dalle grinfie del potere di intermediazione delle mafie e del voto di scambio.

Non vorremmo che anche il PD osimano rimanesse cinicamente indifferente a questi gravi problemi. Nel frattempo alla storia sono passate due verità: l’eco dello spot natalizio dell’Amministrazione Pugnaloni che proclamava il “bando di aiuto per i poveri” e un pugno di mosche nelle mani degli osimani bisognosi, che restano senza aiuto.

martedì 17 febbraio 2015

Fidejussione improponibile




Abbiamo chiarito che la questione fondamentale da ribadire sulla vicenda del Cinema Concerto è legata all’ennesima svendita al privato di un bene pubblico, per quanto nel caso il privato in questione è sovente chiamato a svolgere un ruolo pubblico per mancanze di uno stato che abdica da decenni alle politiche di welfare. Sulla svendita non c’è dubbio, visto che siamo passati da una valutazione di 1.200.000 euri a 400.000 circa con possibilità di edificare un’altro piano. Tuttavia lo zelo con cui alcuni amici di destra, di grillo e di sinistra si spendono per difendere il cinema, quasi non avessero altro da pensare, meriterebbe miglior causa, tipo la recezione dello sblocca Italia che strizza l’occhio ad ulteriori cementificazioni, tipo la ulteriore privatizzazione delle società partecipate, tipo l’ospedale che ci scordiamo, tipo i distacchi delle utenze e dell’acqua che la sinistra in giunta aveva spergiurato di contrastare, promettendo di ripubblicizzarle…. Di fronte a questo, la mancata parola sul cinema risulta addirittura un peccato veniale, da addebitare più che altro all’ingenuità dei creduloni votanti e militanti. Detto questo troviamo che il cinismo con il quale i buontemponi in giunta si ammantano dietro le pratiche burocratiche per esigere fidejussoni e condizioni improponibili meritino altrettanto umorismo da parte di quanti hanno richiesto di aprire i locali per un giorno alla cittadinanza. Qualcosa di simile era stata chiesta a noi dalle Civiche quando spostammo il festival Pugno Chiuso a Campocavallo, allora pretendevano una fidejussione di 50.000 o giù di lì, poi la risolvemmo con la promessa di grossi casini ed una normale polizza assicurativa temporanea. Gli amici del cinema comincino a divertirsi un po’ anche loro, soprattutto verso quanti hanno votato, visto che ci sono altri immobili  in via di svendita e sono alle porte le elezioni regionali.

giovedì 5 febbraio 2015

Atrocity exhibition



Mentre il papa si angustia della guerra  tra cristiani che sta consumandosi nelle regioni russofone dell’Ucraina, la guerra nei territori tra Siria ed Iraq si va estendendo sempre più profondamente dentro il mondo islamico. La fiera delle atrocità nel Medio Oriente continua a mettere in mostra i suoi orrori, con l’ultimo video del pilota giordano arso vivo, dopo esser costretto a guardare l’altro orrore dei bombardamenti  provocati dalla  coalizione di cui faceva parte. Poco interessano le polemiche giornalistiche su incongruenze di questo ed altri video; tra orrore reale ed orrore esibito, nella riproduzione e moltiplicazione del messaggio, nella rete e sui  media, è comunque l’esibizione a provocare reazioni. Come quelle della Giordania e di altri paesi che pensavano di usare l’Isis (e le altre forze da essa scalzate nel conflitto siriano) per i loro confliggenti interessi. Dopo le immagini del rogo, tra dispute teologiche e minacce apocalittiche, la legge del taglione variamente interpretata ha continuato  a macinare, con l’impiccagione dei militanti islamici detenuti nelle carceri giordane, tra cui la donna di cui lo Stato Islamico chiedeva la liberazione e con il bombardamento indiscriminato di Mosul, città conquistata soprattutto per via di dinamiche interne di una resistenza sunnita che non si è mai fermata dall’invasione americana del 2003. Quanto sta accadendo da alcuni anni tra Iraq e Siria, con l’avvento del Califfato che sembra aver assorbito anche le componenti ex baathiste nazionaliste irachene è  in parte frutto avvelenato di quella improvvida “missione compiuta”. La linea recente degli strateghi dell’IS sembra puntare innanzitutto a spaccare il mondo islamico sunnita, in particolare le società dei paesi arabi più strettamente alleati dell’Occidente, ponendo anche molta cura nella comunicazione verso i musulmani europei. Al di là delle propagandistiche sparate su Roma o l’estensione del califfato alla Spagna sembra che la posta sia l’egemonia nell’Islam sunnita (prima ancora della lotta contro lo Sciismo) ed il superamento degli stati nazionali ex-coloniali con la creazione di una omogenea entità sunnita, di cui lo Stato Islamico è embrione. Questo da ragione della prudenza con la quale il debole governo iracheno procede verso un crinale di guerra settaria e di intervento massiccio dell’Iran che rischia di squagliarlo del tutto. E spiega in parte l’atteggiamento quantomeno contraddittorio dei paesi confinanti le aree di guerra che ci hanno soffiato sopra per ragioni opposte. Dalla Turchia vicina al Quatar e sponsor delle organizzazioni anti Assad sodali ai fratelli musulmani continuano ad affluire combattenti, anche occidentali pro-Isis che, evidentemente,  non vengono troppo controllati;  gli va bene mantenere uno stallo in cui il nemico takfirita, continua a tenere il regime siriano sulla graticola mentre gli combatte i più immediati nemici curdi. Dall’Arabia Saudita vengono prodigi di doppiezza: mentre i suoi piloti, in ottemperanza agli obblighi della coalizione, bombardano svogliatamente qualche postazione irrilevante continuano ad arrivare appoggi e finanziamenti ai ribelli siriani come agli ex nemici baathisti di Al Douri. Il Libano sta estendendo la sua perenne condizione di guerra civile,aperta o potenziale, anche alla Siria, con l’intervento diretto delle milizie Hezbollah e l’affluenza di volontari sunniti nel campo opposto. Ora, la Giordania, approfittando dell’indignazione popolare interna, ha minacciato l’intervento di terra contro lo Stato Islamico, pur non avendone credibili potenzialità; questa uscita potrebbe preludere ad una accelerazione di partner ben più attrezzati, trascinando anche la coalizione occidentale sul terreno. L’escalation degli ultimi tempi sembra indicare una ”parallela” convergenza di interessi tra i sostenitori dell’opzione del califfato e gli interventisti in ambito occidentale. Gli strateghi dell’Is potrebbero credere che una guerra aperta, di eserciti “crociati” invasori, meglio se in combutta con l’odiato persiano sciita, consegnerebbe ampie masse alla propria jihad e farebbe esplodere gli stati filo-occidentali. I governi occidentali ci vedrebbero un utile sbocco alla crisi, anche in funzione di polarizzazione dei conflitti interni in traiettorie elusive la lotta di classe. I regimi che cercano di sfruttare il conflitto per i propri interessi d’area, nella convinzione di poter strumentalizzare un’opzione politica considerata utopistica e alfine non realizzabile, sono quelli ché più rischierebbero di perderci. O forze iniziano a sentire il fiato sul collo degli utopisti e si convinceranno ad accelerare il tentativo di annientarli come dichiara adesso il regime hascemita. Ribadiamo che in questa fase ci  sembra fuori luogo schierarsi in base a concezioni antiimperialiste, difficili da forzare entro le coordinate di una guerra come questa, ferma restando ogni opposizione all’intervento militare  occidentale e quindi del nostro paese. Né ci sentiamo di esaltare quanti, pur difendendo legittimamente i loro territori ed aspirando ad un proprio stato, si prestano a fare da fanteria di terra all’aviazione alleata. La crescita dell’influenza russa va considerata positivamente per contrastare l’egemonia americana, ma sono fuori luogo le concezioni dell’asse russo-iraniano come baluardo antiimperialista: si tratta di un conflitto per spartirsi le aree di influenza. E’ auspicabile per quanti pensano di rilanciare un movimento comunista, anche da noi e nei paesi sottoposti alle servitù militari ed ai vincoli di alleanza Usa-Nato, che gli Stati Uniti perdano la loro presa egemonica sul medio Oriente e non solo, ma saranno soprattutto le dinamiche interne alla lotta di classe nei vari paesi a determinare lo spostamento dei rapporti di forza che attualizzerà il nuovo comunismo, non certo l’appiattimento sulla politica estera russa di alcuni partitini o micro-comunità sedicenti comuniste. Che Assad resista e Russia ed Iran possano contendere il piatto agli Usa può tornar utile ma non decisivo.

mercoledì 4 febbraio 2015

Staccare l'acqua lede il diritto umanitario

Astea, fai la cosa giusta
Angelo M., indigente, malato cronico che necessita quotidianamente di farmaci salvavita, vive da tre anni senza acqua corrente nella sua casa popolare. Angelo non vive in un Paese del Terzo Mondo, ma ad Osimo, la nostra città. ASTEA gli ha staccato l’utenza tre anni fa: quella stessa ASTEA oggetto dello scambio di veleni di questi giorni tra maggioranza e Liste Civiche.
Occorre davvero turarsi il naso per fare un salto mentale dal dramma di Angelo alla farsa di chi se ne frega dei problemi di persone come lui, ma pensa soltanto ai propri giochetti politici, alle poltrone da assegnare e ai soldi che ci stanno dietro.
Il PD ha annunciato che il prossimo Consiglio Comunale presenterà un’interrogazione su ASTEA per fare chiarezza. Accidenti che voglia improvvisa di trasparenza! Strano però che sta negando l’accesso agli atti al M5S sui “morosi d’oro” da ben 6 mesi! Come mai? Semplice: il PD e le Liste Civiche si stanno coprendo le spalle a vicenda. Il PD non vuole cambiamento, né trasparenza dentro ASTEA, altrimenti ci avrebbe fornito i dati sui “morosi d’oro” come prescrive la legge. In realtà vuole solo le poltrone, ma le Liste Civiche, col collegio sindacale in testa, (ancora espressione della vecchia Amministrazione Comunale), si sono messe di traverso, causando l’indignazione del Sindaco. Ma come?! Ora che tocca a noi spartirci le poltrone, non ce lo permettete?! Abbiamo aspettato 15 anni! Il codice d’onore della vecchia politica, mangia e lascia mangiare, non si rispetta più?!
Le Liste Civiche ovviamente non si sono redente sulla via di Damasco, ma sperano nella memoria corta degli osimani e si ergono ad improbabili paladini della giustizia, denunciando il loro stesso modo di gestire ASTEA per 15 anni: poltrone, favori e consenso. Il PD e la maggioranza schiumando rabbia per il codice d’onore infranto, hanno buttato nella mischia numeri a vanvera, i presunti faraonici stipendi del Direttore Generale (di cui casomai egli non è responsabile, essendo un dipendente), delirando (testuali parole!) “che la loro missione è quella di ridurre i costi: trasformare la società che gestisce la rete elettrica in SPA con un CdA dal costo di 40.000 euro è una maggiore oculatezza finanziaria”. Spendere ulteriori 40.000 euro (più quelli del collegio sindacale obbligatorio per le SPA) sarebbe oculatezza finanziaria. No comment! Se in passato si è sprecato, non per questo bisogna continuare a farlo. L’unica cosa che avreste dovuto fare, era un’azione di responsabilità nei confronti della vecchia gestione ASTEA, non inutili proclami. Ma ovviamente vi siete guardati bene dal farla!
Per questo motivo, e al fine di una reale trasparenza e chiarezza nei confronti dei cittadini, il M5S chiede:
  1. che nel prossimo Consiglio Comunale vengano forniti pubblicamente i dati quantitativi (e non sensibili) sui “morosi d’oro”, cioè sulle utenze non pagate superiori a 25.000 euro;
  2. sia convocato ed ascoltato anche il vecchio Direttore Generale, Sandro Graciotti, chiamato in causa pesantemente e ripetutamente in questi giorni;
  3. siano chiarite le dinamiche, i motivi e i responsabili degli sprechi e delle erogazioni dei presunti “milioni di euro ai dirigenti”.
Ma soprattutto chiediamo l’immediato riallaccio dell’utenza di Angelo M. e l’impegno formale del Comune di Osimo a far rispettare il referendum sull’acqua pubblica! Senza acqua non si può vivere una vita dignitosa, anzi non si può vivere e basta. Il popolo italiano nel giugno 2011 con un referendum col 96% dei consensi ha stabilito che l’acqua è un diritto e non una merce.
Riallacciate immediatamente l’utenza, perché sul rispetto di questo diritto fondamentale daremo battaglia fino in fondo.
Movimento 5 Stelle Osimo